Cleobi e Bitone erano due fratelli dell'antica Grecia, noti per la loro devozione filiale e il loro atto di supremo sacrificio. La loro storia è raccontata da <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/Erodoto">Erodoto</a> nelle sue Storie (I, 31).
Secondo il racconto di Erodoto, la sacerdotessa di Era ad Argo, madre di Cleobi e Bitone, doveva recarsi al tempio in occasione di una festa. Tuttavia, i buoi che avrebbero dovuto trainare il carro non si presentarono in tempo. Per non deludere la dea e onorare la madre, Cleobi e Bitone si offrirono volontari per trainare il carro da soli per un tragitto di circa 45 stadi (circa 8 chilometri).
Dopo aver compiuto questa impresa straordinaria, la madre, grata e impressionata, pregò Era di concedere ai suoi figli il dono più grande che un dio potesse donare a un mortale. Era ascoltò la sua preghiera e, dopo un banchetto e una notte di riposo nel tempio, Cleobi e Bitone morirono pacificamente nel sonno.
La gente di Argo onorò Cleobi e Bitone come uomini di eccezionale <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/virtù">virtù</a> e <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/pietà%20filiale">pietà filiale</a>, erigendo loro statue a Delfi. La loro storia è spesso interpretata come un esempio di come la <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/felicità">felicità</a> ultima possa consistere in una morte onorevole e nel compimento del proprio destino, piuttosto che in una lunga vita. La loro vicenda evidenzia anche il ruolo degli <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/dei">dei</a> nella vita umana e la concezione di un destino ineluttabile.
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